Mad
Men Moon |
ODDLY SHED Caserta 16 gennaio 2004 La scaletta della serata:
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il commento di Nando Caserta |
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...Cosa può dare
al pubblico un’altra tribute band dei Genesis...? La serata sembra fatta apposta per incontrare un po’ di amici e godere di un bel concerto. E così incontro i soliti Sasio, Achille, Giulio e più tardi anche Sandro Gais, drummer dei magnifici Garden Wall. Verso le undici, il pubblico che ha affollato l’Oddley Shed di Caserta è ormai pronto ad accogliere con calore il quintetto partenopeo dei Mad Men Moon. Il concerto inizia con la complessa ‘Burning Rope’ con buoni intrecci tra le tastiere di Lello Roccasalva, la chitarra di Diego ed una ritmica disinvolta. Si prosegue con ‘Abacab’, pezzo forte dei “Pazzi Uomini Luna”, ma stavolta qualcosa non convince, forse i suoni non sono bilanciati al meglio e come sempre, sono le tastiere di Lello ad essere notevolmente penalizzate. Peccato! Vista la splendida cornice del locale, speravamo in un tecnico del suono un po’ più all’altezza. E’ la volta di intraprendere territori Gabriel e non si poteva iniziare che dalla sognante ‘Seven Stones’ con i suoi intrigati accordi e da ‘The Return of the Giant Hogweed’ contrappuntata dal solito grido del titolo da parte mia. Il pubblico applaude e palesa un certo interesse sul brano che segue, ‘Carpet Crawlers’ dove però Marco Signore, in alcuni momenti, canta un po’ troppo di gola, alzando un po’ troppo il tono della voce. In compenso il gruppo suona una buona versione di ‘Home by the Sea / Second Home by the Sea’ con l’ottima ritmica di Paolo e ……, le rifiniture alla chitarra di Diego e le tastiere di Lello che esaltano il clima magnifico e inquietante del brano. Tastiere dal suono vintage aprono il brano forse più suggestivo dei Genesis, ‘Watcher of the Skies’: una ritmica irregolare e la voce di Marco, nonostante qualche problema al microfono, fanno scivolare il pezzo sui precisi temi della musica di Gabriel e soci rafforzata anche dalla presenza scenica del cantante, che anche stavolta indossa il mantello e le ali di pipistrello. Seguono ‘Get ‘Em Out by Friday’ e ‘Firth of Fifth’ dove la chitarra di Diego è sempre puntuale a regalare gli arpeggi e i mitici solo di Hackett. E’ stata poi la volta di ‘Supper’s Ready’ che inevitabilmente è stato il pezzo più critico dell’intero concerto: Marco, che nell’occasione ha anche indossato la maschera del fiore, è sembrato troppo eccessivo in alcuni passaggi, e l’ostica parte finale ci è sembrata troppo confusionaria, terminata addirittura con la closing section di ‘Fountain of Salmacis’. Chiude il concerto la possente ‘Los Endos’ con un ottimo Paolo che si da un gran da fare per giungere fino al grande finale. Il pubblico applaude, la serata è stata piacevolissima; si rimane un po’ a chiacchierare e fuori alle auto scopro che anche a Sandro Gais ‘Seven Stones’ fa venire i lacrimoni. ………ah, dimenticavo c’era da rispondere ad una domanda: la tribute band dei Mad Men Moon ha dato al pubblico una bella serata densa di emozioni! |
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