la band:
Lello Roccasalva: tastiere
Diego Di Finizio: chitarre
Ciro Sebastiani: basso e chitarre
Paolo Terzi: batteria e voce
Marco Signore: voce, tastiere
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MAD MEN MOON
Marabù Club, Napoli 17 dicembre 2004
dal nostro inviato Nando Caserta:
I Mad Men Moon amano suonare il venerdì e lo fanno ancora una volta di 17
quasi a voler sfatare il destino che vorrebbe questa combinazione come
infausta e malevola; anche stavolta i Folli Uomini Luna convincono, anzi
danno una prova ancor più efficace visto l’enorme affiatamento raggiunto
dai cinque ragazzi sul palco (ehm………palco?) del Marabù Club di Napoli.
Punto di forza di questa bellissima tribute-band è il riproporre anche
brani dell’era post-Gabriel riuscendo a convincere, per la musica e per la
cura dell’aspetto coreografico.
Si inizia con qualche problema tecnico con la danzereccia Land of
Confusion che dal vivo riesce sempre a coinvolgermi per poi proseguire con
la originale e drammatica No Son Of Mine splendidamente interpretata. Il
pubblico presente gradisce ed applaude la presentazione di Marco al brano
seguente anticipato dal racconto della storiella di Ermafrodito e Salmacis,
l’eccezionale The Fountain of Salmacis: è da brividi l’apertura alle
tastiere di Lello Roccasalva e notevolissimi sono gli interventi alla
chitarra solista di Diego. Una tastiera di grande effetto apre The Lamia
che viene interpretata magistralmente dai ragazzi e Marco sul finale
indossa un lenzuolo “blu ghiaccio” che ricorda un po’ il cono che
avvolgeva Gabriel duranti i concerti del Lamb tour. Avvolta nel mistero è
la seguente '…In That Quiet Earth’ brano ritmico molto trascinante il cui
finale si collega alla dolcissima Afterglow: delicatissimo è l’arpeggio di
chitarra di Diego con una bella prova vocale di Marco che scompare poco
dopo districandosi, come pochi saprebbero fare, tra una marea di cavi in
uno spazio che definire ristretto è voler essere buoni. Lello apre uno dei
miei brani preferiti con le solite tastiere di una bellezza sconvolgente e
Marco si presenta vestito da Watcher of the Skies con il solito mantello e
le ali da pipistrello (per la verità queste ultime lasciavano un po’ a
desiderare sembrando più delle corna di alce, piuttosto che ali di
pipistrello); la band è completamente matura ed ognuno si regge a
meraviglia sugli altri come si evince sulla successiva Ripples dove un
problema elettrico alla doppio manico di Ciro viene coperto alla grande
dai rimanenti senza far scadere un’ottima interpretazione di questo
splendido bozzetto dove meravigliose chitarre a 12 corde costruiscono un
tappeto su cui la voce di Paolo (è lui a cantare su questo brano) si
innalza a declamare parole sognanti. Marco travestito da Britannia (un po’
deludenti stavolta le attrezzature sceniche: elmetto malconcio, scudo con
la bandiera inglese che non stava al suo posto ed una ‘mazza’ che non si
sapeva dove metterla……….ehi che fate?….non pensate a male!!!!) annuncia la
straordinaria Dancing with the Moonlit Knight con un notevole incremento
ritmico di Paolo e Ciro, con la chitarra di Diego in grande evidenza;
direttamente collegata è la closing section di The Musical Box (vogliamo
la maschera dell’old man!!!!!!!!!!!) dove l’ossessivo e raccapricciante
finale è urlato da Marco con grande partecipazione. Segue Firth of Fifth
dove Ciro al doppio manico si supera e disegna insieme alle notevoli
tastiere di Lello (che qui però commette forse l’unico errore della
serata) e le chitarre di Diego, eccellente sull’assolo, frasi melodiche di
straordinaria bellezza. Non può mancare Supper’s Ready dove i nostri sono
davvero bravi a ricreare il sound Genesis: c’è anche spazio per la
maschera del fiore su Willow Farm e quella di Magog su Apocalypse in 9/8
con il superbo intermezzo strumentale dove Lello spadroneggia con
eccellenti frasi di organo, Paolo e Ciro formano una irregolare sezione
ritmica fino allo splendido finale dove la melodia viene trascinata dai
contrappunti solistici di Diego: brano superlativo dove i Mad Men Moon,
nella sua complessità esecutiva, sprigionano tutta la toccante poetica
genesisiana. Dance on a Volcano chiude le danze, le sonorità sono compatte
e notevole è il lavoro di sostegno delle tastiere di Lello, sulle quali
Marco canta abilmente, guidato da una ritmica irregolare magistralmente
condotta da Paolo che pare abbia i tentacoli sulla conclusiva Los Endos
con poderose e frequenti rullate che colorano le belle melodie imbastite
da Lello e Diego. Il pubblico tutto in piedi ha lungamente applaudito; i
ragazzi hanno offerto una prestazione straordinaria: il grande e
simpaticissimo Lello Roccasalva alle tastiere, il bravo Ciro Sebastiani al
basso e alla chitarra a doppio manico, il tentacolare Paolo Terzi alla
batteria, Diego Di Finizio alla chitarra con i suoi deliziosi virtuosismi
hackettiani e Marco Signore, cantante……..finalmente più disinvolto alla
voce e simpaticissimo nell’interpretare le coreografie tra mille
difficoltà ambientali. Abbiamo lungamente richiesto un bis, ma stravolti
dalla stanchezza i Folli Uomini Luna hanno salutato a lungo il pubblico
trattenendosi amichevolmente con tutti quelli che ritenevano doverli
ringraziare o semplicemente complimentarsi. |
La scaletta |
Land of confusion |
No son of mine |
The Fountain of Salmacis |
The lamia |
…In That Quiet Earth/Afterglow |
Watcher of the Skies |
Ripples |
Dancing with the Moonlit Knight
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The Musical Box (closing section) |
Firth of Fifth |
Supper’s Ready |
Dance on a Volcano |
Los Endos |
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