Ray Wilson

Change

track list
SPV 085-65552 CD IOMCD 123
Produced by Ray Wilson

Ray Wilson: vocals, guitar, bass, mouth organ, piano and strings; Steve Wilson: guitar and backing vocals; Amanda Lyon: vocals; Nir Z: drums and percussion; Brian Mc Alpine: accordion; Andy Hess: bass; Irvine Duguid: Hammond organ, Wurlitzer and strings; Taj Wyzgowski: guitar, slide guitar, mandolin; Paul Holmes: keyboards and strings; John Haimes: bass; Adam Holzman: Wurlitzer; James McKintosh: percussion; Jenny Gardner: violin; David Paton: bass; Ornette Clennon: clarinet.

 
La versione integrale della recensione potrete leggerla sul nuovo numero 42 di Dusk.
La versione integrale della recensione di Mario Giammetti potrete leggerla sul nuovo numero 42 di Dusk.


(...) “Change” è, finalmente, un disco solista di Ray Wilson senza più alcuna protezione. L’album è stato registrato prevalentemente in Scozia, ma, come ricorderete, lo scorso anno, a febbraio, Ray volò a New York per integrare le registrazioni avvalendosi di una sezione ritmica d’eccezione, formata da Nir Zydkyahu alla batteria e dall’ex bassista dei Black Crowes Andy Hess. Non abbiamo purtroppo la versione definitiva fra le mani (il disco esce il 22 aprile), ma sappiamo che al disco hanno inoltre partecipato i due compagni d’avventura del tour acustico di Ray, ossia la vocalist Amanda Lyon e suo fratello Steve Wilson alla chitarra.
(...) Qui sarà il caso di avvertire subito i lettori di Dusk più tradizionalisti che questo disco è una delle cose che meno c’entra con i Genesis di ogni epoca che sia mai apparsa su queste pagine, cosa che personalmente ritengo un ottimo punto di partenza anziché un ostacolo insormontabile come invece sarà, temo, per tanti altri. Le canzoni di “Change” hanno una struttura semplice, molto spesso iniziano con voce e chitarra acustica, ma poi vengono colorate da una ricca strumentazione, che include anche strumenti bellissimi come il violino e la fisarmonica, strumenti probabilmente riscoperti più volentieri in un certo rock americano che qui in Europa. Del resto gli artisti che hanno maggiormente influenzato Ray Wilson, per sua stessa ammissione, sono tutti americani: R.E.M., Bruce Springsteen, Neil Young, e in particolare Bob Dylan, alla cui vena, con le debite distanze, sono assimilabili almeno tre brani del disco. Disco che dura complessivamente 41 minuti (proprio come un vecchio LP) e che si apre con “Intro”, praticamente un insieme di suoni riverberati con una voce lontana che riprende il ritornello di “Another Day”, e che poi sarà ripreso anche alla fine del CD, di cui dunque entrambi gli strumentali rappresentano una introduzione e una conclusione. Di fatto, quindi, l’album inizia con “Goodbye Baby Blue”, uno dei pezzi più belli. Anche qui la partenza è con chitarra acustica e voce, ben presto appoggiate da chitarre elettriche in rifinitura, e mi sembra di sentire anche una slide. C’è ovviamente anche una batteria, suonata in maniera moderna, e sul ritornello si ascolta un sound molto corposo di archi campionati, che rendono la canzone un misto fra le grandi produzioni degli anni ‘60 e il Brit pop. C’è anche un eccellente assolo di chitarra (forse il più personale di tutto il disco) caratterizzato da un bel suono, e si ascoltano bei cori in sottofondo, sui quali, sul finire, torna la chitarra solista in rifinitura.
(...) Il finale struggente è tutto per percussioni, piano e organo, e va a sfociare direttamente in “The Last Horizon”, lo strumentale che chiude il disco trascinando per quattro minuti (paradossalmente è il brano più lungo di tutto l’album!) drones, loop ed effetti, con la voce lontana e filtrata di Ray su una base d’organo. Ray aveva anticipato a Roland Meinhard nell’intervista apparsa nel numero scorso che aveva l’intenzione di rappresentare, con questo strumentale, l’ascesa di una persona che si muove dalla terra al cielo.

Qui finisce il disco, ma attenzione! La Inside Out, etichetta tedesca che lo pubblica (in Italia ottimamente distribuito da Audioglobe) rende disponibile anche un'edizione limitata doppia (SPV 087-65550 CD IOMSECD 123), dove il secondo CD contiene, oltre all'inedito (peraltro splendido) del singolo, “Gouranga”, altre due canzoni, “Dark” e “Cool Water”. Per informazioni, consultare il sito ufficiale www.raywilson.co.uk. “Change” non è un disco che intende rivoluzionare la musica. Non è un album che percorre territori nuovi, e non contiene, probabilmente, il tipo di musica che molti lettori di Dusk, inclusi quelli che hanno apprezzato “Calling All Stations”, si aspettavano di trovare. E’ semplicemente un bel disco che racchiude in sé elementi di folk, di pop, di rock, di psichedelia. Come si può vedere, non vi è traccia di progressive, ad ulteriore dimostrazione che Tony e Mike avevano fatto una scelta volutamente diversa, mostrando un coraggio notevole purtroppo ben presto rientrato nei ranghi.
(...)

 

Intro

Goodbye Baby Blue

Change

Along The Way (*) Yesterday

Beach

Cry If You Want To Beautiful Child

She Fades Away (*)

I Look For You There (*) Believe

Another Day

The Last Horizon

All the tracks are written by Ray Wilson except (*) written by Steve Wilson.

 
  La versione integrale della recensione potrete leggerla sul nuovo numero 42 di Dusk.