Growing Up in Washington Reportage di Paolo Scattarreggia |
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Questo è solo un estratto dello special sulla tournée americana di Peter Gabriel, contenuto sull'ultimo numero di Dusk, il n. 41. Paolo Scattarreggia, l'autore delle foto e del resoconto, ci ha gentilmente concesso di vedere i bei colori delle sue foto scattate a Washington, e presenti in b&w sull'ultimo numero di Dusk.
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Ore 19:30 del 24 Novembre 2002. Entro nel MCI Center di Washington, la “casa” dei Wizards e dei Capitols, rispettivamente le squadre di basket e hockey della capitale statunitense. Ma stasera questo palazzetto dello sport ospita un evento ben diverso… e’ la sera in cui assistero’ al mio primo concerto del Growing Up Tour in terra Americana, evento per il quale ho preso un aereo e sono volato dal caldo di Miami al freddo pungente di Washington. Appena entrato nell’arena noto il palcoscenico circolare che Robert Lepage ha ideato assieme a Peter Gabriel per questo nuovo Tour, e la grande struttura circolare metallica che lo sovrasta, sapendo che anche stavolta lo show di Peter integrerà sicuramente la musica con originali effetti scenici. In sottofondo la musica di Passion, ed in particolare la canzone da me preferita di quell’ album, A Different Drum, da’ il benvenuto al pubblico che diventa via via piu’ numeroso. Il mio posto e’ in quarta fila, leggermente rialzato rispetto al parterre e a non piu’ di 10 metri dal palco, ma scopriro’ poi purtroppo che per la maggior parte del concerto Peter mi rivolgera’ le spalle… Alle 20:00 in punto si apre la serata con i Blind Boys of Alabama, lo storico gruppo blues/gospel passato recentemente sotto l’etichetta Real World. I tre settuagenari e non vedenti vocalist membri del gruppo vengono condotti sul palco da altri quattro musicisti che li accompagneranno alle strumentazioni. La loro esibizione dura 30 minuti, durante i quali alternano vecchie canzoni ad altre del loro ultimo album Higher Ground, edito appunto dalla Real World, e si rivelano spiritosi nelle simpatiche introduzioni dei loro pezzi. La loro performance, fatta di straordinari vocalizzi e di passaggi di autentico blues e gospel, ha il potere di trascinare il pubblico, che nel finale e’ tutto in piedi a cantare, saltare ed applaudire - con uno dei “vecchietti” ad incitare “non vi vedo ma vi posso sentire” – e infine a tributare grandi ovazioni al gruppo che lascia il palco per dar spazio agli artisti che seguono. Dopo i Blind Boys sul palcoscenico salgono Dr Hukwe Zawose e suo nipote Charles, un duo proveniente dalla Tanzania che ha recentemente pubblicato l’album Assembly per la Real World. Presentatisi con abiti tribali, copricapi di penne e strumenti stranissimi, i due performers hanno impressionato soprattutto per le capacita’ vocali di Dr Hukwe, apparentemente considerato una sorta di leggenda artisitica nel suo paese. Alle 20:45 la loro performance termina e si attende l’arrivo di Peter. Alle 21:15 in punto il nostro sale da solo sul palcoscenico tra le ovazioni del pubblico e saluta tutti, dicendo che questa sera vuole ricominciare da dove aveva lasciato l’ultima volta… e partono cosi’ le note al piano di Here Comes The Flood… all’inizio dell’ultima strofa l’anello esteriore del palco comincia a girare, cosi’ mentre Peter canta sia lui che la sua tastiera cambiano posizione per accogliere l’arrivo sul palco, al termine della canzone, degli altri componenti della band: i fidi Tony Levin e David Rhodes (rispettivamente a bassi e chitarre), Rachel Z alle tastiere, Ged Lynch alle percussioni, Richard Evans mandolino e chitarre acustiche e Melanie Gabriel figlia d’arte ai cori. E subito si parte con Darkness, ottimamente eseguita, e si continua con una bellissima Red Rain, che trascina il numeroso pubblico presente e durante la quale cominciano gli effetti scenici con un grande cielo rosso ad illuminare il palcoscenico. Terminata la “Pioggia Rossa”, dopo alcune parole di introduzione di Peter partono le note di Secret World, una piacevolissima sorpresa che ci riporta dietro nel tempo all’ultimo concerto del Tour precedente, ormai una vita fa… durante questa canzone dalla struttura sovrastante il palcoscenico fuoriesce una sorta di gigantesco frutto bianco di forma ovale, che si colora d’azzurro quando Peter introduce la prossima canzone, Sky Blue, spiegando che di questo pezzo ne erano state preparate un paio di versioni, ma c’era sempre qualcosa che non andava… la registrazione fu inviata allora a Singapore, dove si trovavano i Blind Boys of Alabama, e una volta che le loro voci furono incise sul resto, per Peter fu come se la canzone avesse magicamente trovato la sua forma perfetta, aggiungendo che quando i frutti sono maturi diventano saporiti, pieni di succo e morbidi al punto giusto… proprio come le voci dei Blind Boys of Alabama, che a quell punto venivano nuovamente accompagnati sul palco per una straordinaria interpretazione di Sky Blue, uno dei momenti piu’ intensi del concerto, con il grande frutto illuminato e sovrastato da un anello anch’esso azzurro… A questo punto la struttura sopra il palco scende fino ad inghiottire il frutto e parte Downside-Up, duetto tra Peter e Melanie, che vanno ad attaccarsi alla struttura metallica sopra di loro e cantano la parte finale della canzone camminando ciascuno in direzione opposta all’altro a testa in giu’! Pur non avendo le qualita’ vocali di Elizabeth Fraser, Melanie non sfigura affatto e la canzone risulta intensa e piacevole, rafforzata dallo straordinario effetto visivo appena citato. La struttura viene calata ora completamente fino al palcoscenico e comincia The Barry Williams Show, accolto ovviamente con grande entusiasmo dal pubblico presente, e introdotta da Peter con le parole “una volta eravamo quello che mangiavamo, ora siamo quello che guardiamo in TV”. E pensare che ai tempi di Selling England per i vecchi eravamo quello che indossavamo, e per i giovani cio’ che mangiavamo… evidentemente trent’ anni dopo e’ tutto diverso… Peter gira e rigira durante tutta la canzone intorno al palco con una macchina da presa, e sa naturalmente come trascinare la folla fino all’ovazione finale… poi e’ il momento della luna, che sbuca sopra il palco e che Peter ricorda come influenzi le maree, il ciclo mestruale e probabilmente il comportamento umano… un messaggio per ricordarci che c’e’ piu’ di quello che abbiamo immediatamente attorno… More Than This… questo pezzo e’ quello che personalmente amo meno tra le canzoni di UP, ma effettivamente rappresentato dal vivo aquista una energia notevole grazie anche all’ottima esecuzione a cui abbiamo assistito. Ed ecco che arriva un altro momento di grande intensita’… Peter e tutti gli altri si radunano su un angolo del palco e cominciano una bellissima interpretazione vocale a cappella del ritornello di Mercy Street, al termine della quale ognuno torna al proprio strumento e comincia il pezzo nella sua forma classica, arrichita peraltro dal suono melanconico del flauto di Richard Evans. Durante l’esecuzione, Peter e’ al centro del palco mentre tutti gli altri musicisti sono seduti sull’anello esterno dello stesso e gli girano attorno, con Melanie in particolare collocata in una canoa Indiana. La quasi commovente atmosfera cambia repentinamente con l’inizio di Digging In The Dirt, altro momento in cui il pubblico viene trascianato a cantare e scandire il tempo con il battito delle mani. A seguire arriva Growing Up, durante la quale scende dall’alto una mega sfera chiamata Zorb Ball nella quale Peter entra e canta mentre si rotola su e giu’ per il palco. La mente non puo’ non andare indietro nel tempo a due momenti dei concerti di The Lamb, e cioe’ al cono delle Lamia all’interno del quale Peter cantava facendo roteare l’involucro, ed al bozzolo da cui agitandosi usciva lo Slipperman… probabilmente un riferimento voluto (HAMSTER MELANIE = KARMA) chance to play??? A questo punto Peter fa riferimento ai suoi esperimenti in Georgia con le scimmie Bobono (una pagina del Tour Program e’ dedicata a loro) e lancia l’inedita Animal Nation, gia’ ascoltata a Milano e qui riproposta con l’ausilio di Dr Hukwe e Charles Zawose, che contribuiscono alla piena riuscita del pezzo, che termina tra balli e battiti di mano con cui il pubblico scandisce il trascinante ritmo del pezzo. E’ il momento della presentazione dei componenti della band, seguita dalla gloriosa Solsbury Hill, che Peter canta girando in bicicletta attorno al palcoscenico in entrambe le direzioni! A seguire arriva Sledgehammer, durante la quale Peter indossa la giacca piena di punti luminosi utilizzata per il famoso video della canzone, e ripete la ormai nota serie di movimenti e passi di ballo che abbiamo visto ormai in molte occasioni, e che sanno sempre trascinare il pubblico! Al termine del pezzo Peter dira’: ora so cosa vuol dire essere un albero di Natale! Il set si chiude con la stupenda Signal To Noise. Dopo le varie versioni live tra cui quelle con Melanie e Yossou N’ Dour a rifare i vocalizzi dello scomparso Nusrat Fateh Ali Khan, per il Tour ufficiale Peter ha scelto di utilizzare proprio la voce originale di Nusrat Fateh, registrata e qui ascoltata a volume leggermento piu’ basso rispetto alla musica ed alla voce di Peter di quanto non accada nella versione in studio pubblicata su UP. Una canzone comunque bellissima e toccante, durante la quale la struttura sovrastante il palco scende si nuovo a creare un pezzo unico con lo stesso. Come accadeva con Biko nel Tour di SO, i vari membri della band lasciano il palco uno alla volta, con il solo Ged Lynch a chiudere il brano alla batteria. Dopo qualche prolungato secondo di pausa riempito dalle ovazioni del pubblico, arrivano le prime note di In Your Eyes, e con esse tutti i musicisti tornano di nuovo sul palco, compreso il duo Tanzanese, ad esaltare il pubblico con la classica versione live che come sempre si chiude con balli e corse attorno al palco, ai quali il pubblico, tutto in piedi, partecipa con entusiasmo. Terminata la canzone, la band lascia il palco ringraziando il pubblico, ma tutti sanno che non e’ finita… dopo una discreta dose di applausi, ovazioni e batter di piedi, ecco Peter & Co. di nuovo sul palco con una piccola sorpresa. Mentre negli ultimi concerti di New York e Philadelphia il primo encore era sempre stato Family Snapshot, questa volta Peter, probabilmente per il fatto di trovarsi nella capitale degli USA, pronuncia poche frasi per dire che spera che in questo paese si arrivi ad usare queste parole: Come Talk to Me… e la canzone di apertura di US parte tra gli applausi del pubblico. Al termine la band lascia il palco e Peter resta solo per chiudere come aveva iniziato. Ci racconta di come suo figlio abbia 14 mesi e suo padre 90 anni, e di come con lui abbia passato per la prima volta nella sua vita una settimana assieme a pescare e fare yoga. Da qui e’ nata la canzone Father, Son che suonata al piano e cantata in maniera struggente chiude questa straordinaria serata. A differenza di quanto accaduto a Philadelphia pochi giorni prima, nessun problema tecnico ha turbato la performance di Washington, e l’esecuzione musicale e’ stata davvero eccellente, con l’unico veniale errore di Peter che ha sbagliato una nota al piano proprio durante l’esecuzione dell’ultimo pezzo Father, Son. Per dieci anni abbiamo atteso, sperato, anche ironizzato sull’incredibile lentezza di Peter nel darci un nuovo album. Dopo aver ascoltato UP abbiamo capito che ne valeva la pena, ed ora, dopo aver assistito ad un concerto del suo Tour, abbiamo verificato che il grande Peter e’ si’ piu’ vecchio, piu’ grasso e piu’ calvo, ma la sua magia scenica e musicale e’ ancora totalmente intatta. Dunque al suo arrivo in Italia, che si prevede in Primavera prossima, non ci pensate due volte… correte a vedere il grande Peter. Paolo Scattarreggia |
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