I Genesis verso la fine?
Il punto di Mario Giammetti

Subito dopo aver chiuso il numero scorso di Dusk, all'inizio di ottobre, quando tutto lasciava prevedere che Tony, Mike e Ray stessero apprestandosi a reincontrarsi per incidere un nuovo album (così come confermato da tutti e tre in tempi più o meno recenti), mi è pervenuta una voce birichina, ma autoritaria, che mi diceva, senza mezzi termini, che la storia dei Genesis era da considerarsi finita. Questa voce mi intimava anche di tener segreta la notizia e, soprattutto, di non fare il suo nome.
Nonostante io abbia mantenuto il silenzio promesso, nel giro di poche settimane la notizia ha cominciato a spargersi. Lo stesso flyer promozionale della Virgin italiana, del resto, si chiudeva con la frase "Turn It On Again è da considerarsi molto probabilmente l'ultimo album firmato Genesis".
Speravo di indagare personalmente con Tony, ma l'intervista non è andata in porto, quindi dobbiamo accontentarci delle altre interviste fatte, che sono fra l'altro alquanto illuminanti, e che non lasciano presagire nulla di buono.
Alla domanda "Ci sono progetti di studio pianificati?" posta dalla rivista Checkout, Tony ha risposto: "Non con i Genesis. Non al momento. Stiamo pensando di mettere la cosa un po' da parte per ora. Abbiamo fatto un album con un nuovo cantante dopo che Phil è andato via, del quale siamo molto contenti. L'album è andato bene in Inghilterra ed Europa, ma ovviamente non si è neanche mosso negli Stati Uniti. Stiamo considerando i progetti futuri molto accuratamente e vedremo quello che potremo fare".
Tony ha rincarato la dose parlando con un giornalista del sito web Wall Of Sound: "Abbiamo bisogno di decidere se vogliamo fare un altro disco. Penso che la mancanza di responso per Calling All Stations in America sia stata un po' deprimente, per quanto abbia fatto bene in Europa. Ma in America, non possiamo neanche dire che sia stato accolto male: non è stato accolto affatto! Non vi è modo di reinventarci per dichiararci nuovi, giovani e freschi. La questione diventa capire se vogliamo continuare a insistere con quel modo di pensare o se vogliamo smetterla. Io voglio ancora fare musica, ma non ha senso fare musica attraverso i Genesis se Genesis non vuol più dire la risposta esatta".
Interrogato da Wall of Sound, anche Steve Hackett ha detto la sua: "Non so se la band abbia un futuro come entità. Penso siano stati un pezzo da nostalgia per un po' di tempo, qualcosa che forse appartiene ad una certa era e dovrebbe essere lasciato là".
Tony, Steve e Mike sono stati intervistati anche dalla rivista inglese Classic Rock, che nel numero di febbraio ha pubblicato un bellissimo articolo. Vi traduciamo i passi più importanti.

(Classic Rock) Tony ha fatto capire che dopo il relativo fallimento di Calling All Stations questo album antologico potrebbe rappresentare la fine dei Genesis…
(Mike Rutherford) Non lo so davvero, non so mai quello che sta per succedere. Non abbiamo neanche pensato a quello che faremo il prossimo anno. Non c'è nulla di pianificato al momento, ma questo per noi è normale. E' un po' dura per i Genesis al momento, e lo è per un sacco dei gruppi più vecchi. Non mi posso lamentare, sono passati trent'anni, ma non avere airplay qualunque cosa tu faccia rende tutto più difficile. Presentare Ray alla band ha significato che la gente doveva sentirlo, io credo abbia fatto un grande lavoro, è stato fantastico anche dal vivo (…) Mi piace ancora lavorare con Tony, il che rappresenta una grandissima ragione per continuare. Mi piacciono le sfide, e se le radio non fossero cambiate come invece sono sarebbe stato molto più facile…
(CR) Hai detto che sei stato deluso dalla reazione a Calling All Stations. Il suo relativo fallimento, dunque, è stato una sorpresa per te?
(Tony Banks) Non mi aspettavo che fosse particolarmente di successo, ma dopo aver fatto alcune cose promozionali in America sembrava che si apprestasse a fare un'ottima figura. E' andato abbastanza bene qui, ma per niente là. E' stato uno shock; avevamo organizzato un tour intero in America, che è qualcosa che devi fare perché è da lì che arrivano i soldi, in realtà. Ma non abbiamo potuto fare il tour, perché non vendevamo biglietti. Quando abbiamo deciso di fare un altro disco, pensavo saremmo diventati una band un po' più piccola, che avremmo fatto un album leggermente più difficile e avremmo suonato in teatri più piccoli. Ma ovviamente pensavamo che in America funzionasse, così ci eravamo organizzati per le arene e altre cose che invece non sono andate in porto.
(CR) Sei deluso dai media?
(TB) Il tempo è passato, e devo accettarlo. Purtroppo nel pop business si sopravvive soltanto se si è contemporanei, che piaccia o meno.
(CR) E tu pensi di essere nel pop business?
(TB) Suppongo di sì. Esistono persone che cercano un tipo di musica pop più sofisticato. Ci sono vecchi artisti come noi, forse Sting, che ancora fanno qualcosa con un pizzico di sostanza ed hanno un po' di successo. Forse i Radiohead, c'è un po' di profondità in loro.
(CR) Ci saranno ancora i Genesis fra qualche anno? Hai già fatto capire che questo Best Of potrebbe significare la fine della band…
(TB) Il mio sentimento personale è che il tempo dei Genesis è probabilmente scaduto. Non abbiamo ancora preso una decisione definitiva, è la pura verità. Lo decideremo. Abbiamo avuto una fantastica carriera e non posso accettare l'idea di chiuderla con un profilo più basso. E' tutto in salita da qualunque angolazione lo si guardi, ora come ora. Il tipo di musica che noi facciamo meglio, particolarmente quello che stavamo tentando di ottenere su Calling All Stations, è estremamente fuori moda ora. Se dovessimo andare di nuovo in tour l'unica possibilità che avremmo sarebbe di fare un tour revival dove suonare tutti i vecchi successi… Ma per il momento non ci sono programmi per tornare in studio con Ray, devo essere onesto. Dobbiamo ancora rivedere il tutto, ma va detto che ci sono le possibilità che ci stiamo avvicinando alla fine.

Bene, direi che a questo punto le possibilità che i Genesis esistano ancora sono veramente ridotte. Che cosa dire?
Il primo sentimento che viene, prima ancora della tristezza, è la rabbia. Non si può che provare tanta rabbia prima di tutto verso Tony, e magari sfogarle nel titolo irriverente che avete letto in copertina. L'unico fra tutti i Genesis storici (incluso Anthony Phillips) che non è mai riuscito a crearsi una carriera solistica di prestigio commerciale o artistico al di fuori della band, e che dunque a maggior ragione dovrebbe difendere con i denti quella sigla di cui, ad ogni buon diritto, va considerato il protagonista numero uno. E invece, perlomeno tanto traspare dalle dichiarazioni, il responsabile di questo ventilato scioglimento sembra essere proprio lui. Beh, può succedere, lo so. Ma se solo vi fosse un motivo artistico lo accetterei, se pure col cuore spezzato. Invece no. Tony continua a dire che Calling All Stations è un grande album, che Ray è stato fantastico, e Mike dice esattamente le stesse cose.
Di cosa si lamentano entrambi, in definitiva? Di una cosa sola: il clamoroso fiasco americano, e la conseguente cancellazione del tour.
Ora, capirei la disperazione se i due fossero due poveracci sul lastrico che hanno il mutuo della casa da pagare. Qui, viceversa, stiamo parlando di due degli uomini più ricchi d'Inghilterra, non capisco davvero perché mai dovrebbero pensare alle vendite, visto che, almeno a parole, dicono di non averci mai pensato, e di aver sempre fatto ciò che gli veniva spontaneo fare.
Dice: ma è ovvio che uno che è sempre stato al vertice ci resta male se improvvisamente diventa un artista di serie B, sia pure solo in America. OK. Ma allora, perché non hanno chiuso quando ha lasciato Phil? Nessuno al mondo avrebbe potuto biasimarli, in quella circostanza: li lasciava il loro cantante, il loro volto più conosciuto, colui che aveva avvicinato ai Genesis anche i suoi fan. Il ridimensionamento era scontato; ricordate cosa scrivevo nel maggio 1996, quando neanche si ipotizzava chi potesse essere il sostituto di Phil? Che il pubblico dei Genesis avrebbe subito un travaso, e che la band avrebbero dovuto rivedere la struttura faraonica dei loro tour, diventare una band più a portata di mano pianificando magari tour con più date ma in posti più piccoli (cfr. Dusk n. 18, pag. 10).
Dire addio adesso è una vigliaccheria. Dov'è finita l'arroganza del Tony che dice che la partenza di Phil è più un'opportunità che un problema? La sua eccessiva sicurezza del 1996 si trasforma oggi in una paura altrettanto eccessiva. In fin dei conti lui stesso ammette che Calling All Stations è andato bene in tutta Europa. Bene, qual è il problema se l'America non vuol più saperne dei Genesis? Si tengano pure Christina Aguilera e Britney Spears, se quella è la musica adatta a loro. Ma perché privare dei Genesis anche un continente come l'Europa, che in fondo con tanto entusiasmo ha accolto la nuova band nel '98?
Oltretutto, mettere la parola fine ai Genesis adesso è una prova di ingenerosità verso Ray Wilson veramente indegna del nome Genesis. Il povero Ray, peraltro costretto a posticipare i suoi progetti solistici per compiacere Tony e Mike, è stato buttato nell'arena dei leoni con l'immane responsabilità di sostituire due mostri sacri come Peter Gabriel e Phil Collins, assumendosi anche tutti gli oneri di comunicazione col pubblico (aspetto nel quale Tony e Mike, come è noto, sono un caso disperato). Dopo aver combattuto con tutte le sue forze Ray, alla fine, è rimasto in piedi, pungolato anche dalla promessa preliminare che, dopo essersi limitato a fare da interprete su Calling All Stations, sarebbe stato inserito nel processo creativo del disco successivo. Adesso, improvvisamente, gli si dice: no, guarda, abbiamo scherzato, tu sei bravo ma, vedi, non ci va più… Avendo avuto l'onore di conoscere un pochino Ray, vi garantisco che un trattamento del genere davvero non se lo meritava! La speranza è l'ultima a morire, e magari Tony e Mike ci ripenseranno e potremo fra qualche tempo considerare questo periodo solo come una fase di riflessione.
Se invece così non dovesse essere, proprio al contrario di quello che auspica Tony, la loro uscita di scena non sarebbe potuta essere più ingloriosa. E certamente non per colpa di Ray.