La recensione del nuovo album di
Mike & The Mechanics
,
scritta da Mario Giammetti.
Da notare che su Dusk compare uno speciale dedicato al gruppo di Mike, che comprende, tra l'altro, un'intervista esclusiva

Whenever I Stop è una copia abbastanza spudorata di Over My Shoulder: una chitarra acustica porta il ritmo, poggiata su una batteria leggera dal suono elettronico, probabilmente in prevalenza programmata. È cantata da Paul Carrack, che in sottofondo mette anche ogni tanto un po' di organo Hammond. Nella seconda strofa subentra una batteria più presente e cori femminili, che rendono la canzone ancora più simile all'hit dei 1995. Nel finale si sente appena un accenno di assolo di chitarra elettrica, che fra l'altro non mi sembra di Mike (il che vorrebbe dire che è di Paul Carrack: possibile? Il dubbio ci assillerà fino alla fine...). Un brano estremamente orecchiabile che inizialmente sembrava dovesse essere il primo singolo.
Ma per il lancio di questo disco come primo singolo è stata selezionata invece la traccia n. 2,
Now That You've Gone. E non si può certo dire che le cose vadano meglio, anzi. Un riff di chitarra elettrica si poggia su una orribile ritmica ultramoderna, parto di Mark Taylor e Brian Rawiing, i due produttori (già responsabili, e mai termine fu più appropriato, dei grande successo di Believe di Cher) che sono stati chiamati a lavorare su questo brano, ossia a stravolgerne la funzione ritmica sul tipo dei remissaggi che ancora ogni tanto qualcuno dei nostri si ostina a proporci. Solo che questa non è la versione remix, ma l'unica disponibile! Difficile comunque dire quanto questa canzone sarebbe migliorata senza l'apporto dei due produttori: si tratta di un pezzo oltretutto ripetitivo, che fa sempre la stessa cosa anche nel bridge appena più melodico, e che è cantata da un Paul Carrack a tratti insolitamente in difficoltà, specie nelle tonalità più alte.
Dopo un inizio veramente disastroso arriva
Ordinary Girl, che per me è il pezzo migliore della raccolta pur essendo quanto di più distante dai Genesis, ma anche da Mike & The Mechanics ci si possa immaginare. Non lasciatevi fuorviare dalla introduzione orchestrale (i Mechanics lo fanno apposta a farci illudere con introduzioni retrò che poi invece prendono a canzoni che più pop non si può, si pensi a Don't su "Living Years" o a Plain & Simple su "Beggar On A Beach Of Gold"). Ordinary Girl è una canzoncina innocua, senza pretese, però fatta alla grande, su una ispirazione molto Sixties, a partire dal bellissimo riff di chitarra elettrica di Mike. D'un tratto ci ritroviamo catapultati nella Swinging London degli anni '60, quella che partendo dai Kinks si è riciclata ogni decade con altri ottimi gruppi come gli XTC e persino gli Oasis. La voce è quella di Paul Young, che si produce anche in buone sovraincisioni; carino il bridge, ottimi tutti I riff di chitarra e bello anche il finale con le voci che si rincorrono.
Torna Carrack su
All The Light I Need, una tipica ballata alla Mechanics; una chitarra acustica ritmica e tastiere si poggiano su percussioni elettroniche. Una canzone dal vago sfondo malinconico, dotata di un ritornello vincente (su cui interviene come seconda voce anche Young) e di un breve assolo di piano elettrico, che funziona abbastanza pur non rivelando veramente niente di nuovo.
Ancora un indovinato riff di chitarra elettrica (vagamente acido!) da parte di Mike caratterizza l'ottima
What Will You Do. La voce di Carrack si arrampica sull'elettrica piena di riverberi, che dalla seconda strofa in avanti si pregia di una batteria quadrata suonata alla Charlie Watts, cioè con colpi contemporanei a rullante e charleston (tipo Satisfaction). Il ritornello ricorda un po' una fase di Another Cup Of Coffee e c'è un brevissimo assolo che potrebbe essere anche di Mike e dei vaghi contrappunti di piano.
Ancora la chitarra elettrica in evidenza su
My Little Island, con un arpeggio arricchito da echi e riverberi. Dalla seconda strofa la chitarra e la voce di Young vengono appoggiate da una ritmica. Il ritornello è arioso e piuttosto bello, grazie a suoni di violini (tastiere o archi veri? Forse archi, visto che un'orchestra è accreditata nel libretto) che risultano particolarmente avvolgenti.
Torna la voce di Carrack su
Open Up, una di quelle classiche canzoni di Mike & The Mechanics che scivolano via senza lasciare traccia: suoni percossivi, riff di chitarra e un ritornello melodico e carino ma niente di più.
When I Get Over You
è introdotta da un'apertura orchestrale di stampo drammatico, con una chitarra acustica in sottofondo e una batteria regolare. Canta Paul Young e c'è anche un inciso drammatico con un breve assolo orchestrale. Fra i brani migliori dell'album.
If Only
è un altro tipico pezzo leggero e sentimentale cantato da Carrack e dominato dallo stile vocale e compositivo di Paul, con un ritornello memorizzabile al primo ascolto e un breve assolo di chitarra acustica.
Asking (For The Last Time
) è invece un pezzo più moderno, comunque ancora dominato dalla presenza di Paul Carrack, che oltre a suonare l'Hammond si esprime con una voce soul (con tanto di falsetti) che talvolta ricorda alcuni episodi recenti di Eric Clapton. Anche la ritmica, dal sound comunque sintetico, ha qualche influenza soul, accentuata dai cori femminili. La chitarra rimane in sottofondo anche se c'è un breve assolo. Se non altro un po' più originale.
Ancora un pezzo molto moderno, specie nella ritmica, è
Always Listen To Your Heart, cantata impeccabilmente da Young; molto orecchiabile, con un riff di chitarra elettrica in sottofondo dal suono appannato dal tremolo.
Did You See Me Coming
è ancora un pop semplice cantato da Carrack su una base di chitarra acustica. Ci sono anche dei cori e si segnala una discreta chitarra elettrica che un paio di volte (inclusa la conclusione dei pezzo) abbozza un assolo che però, ahimè, abortisce inevitabilmente prima di entrare nel vivo.
Conclusione lenta e un po' malinconica con
Look Across At Dreamland, cantata da Young e con un accurato lavoro di tastiere. Molto bello l'inciso, dove appare qualche percussione programmata.