Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach (titolo originale Jonathan Livingston Seagull) è un romanzo, originariamente pubblicato nel 1973, che ha affascinato, per ragioni talvolta opposte, diverse generazioni di giovani e meno giovani, diventando anche oggetto di un film diretto da Hal Bartlett, le cui musiche furono realizzate da Neil Diamond, e di innumerevoli altre rappresentazioni artistiche. La metafora del gabbiano Jonathan, che si rifiuta di seguire il destino dei suoi simili dedicando la propria esistenza all’esasperato perfezionamento del volo anziché alla semplice ricerca del cibo, può avere diverse chiavi di interpretazione sociale e persino ideologica, ma di certo afferma il desiderio di non adattarsi al conformismo di una società che pretende di allinearne tutti i componenti. Nel progetto degli Algebra viene seguita cronologicamente la storia del libro, ma mentre alcuni eventi sono chiari nell’esposizione per altri si preferisce affrontare lo svolgersi dei fatti in maniera allegorica. Musicalmente, se la struttura di base (anche nell’idea stessa di concept album) è certamente riconducibile al progressive, appaiono chiaramente influenze diversificate, dal jazz al folk, dalla fusion alla lirica, dalla classica alla canzone d’autore, senza mai dimenticare la forza della melodia tipicamente italiana che così tanto fascino ha sempre riscosso all’estero. In questa ottica vanno viste anche le prestigiose collaborazioni di cui la band beneventana si è avvalsa per questo disco, a cominciare dai cameo di Steve e John Hackett (l’ex chitarrista dei Genesis suona un breve ma splendido solo su Il molo deserto, il fratello interviene al flauto su tre brani). Al progressive vanno certamente ricondotte due delle più caratteristiche voci storiche degli anni ‘70, quella sognante di Aldo Tagliapietra delle Orme (che introduce il protagonista della storia) e quella rabbiosa di Lino Vairetti degli Osanna (cui è invece affidato il compito di rendere la frustrazione di Jonathan nei primi tentativi infruttuosi di perfezionare il volo). Ma c’è spazio anche per stili e background completamente diversi, come quelli del cantautore italo-serbo Goran Kuzminac, che esprime la tristezza di Jonathan di fronte all’emarginazione imposta dal gabbiano anziano, o del rocker Graziano Romani, che tira fuori la grinta del protagonista di fronte a una nuova fase della sua crescita spirituale, raccontando l’incontro col gabbiano che lo proietterà verso quel perfezionamento tanto desiderato. Un avvincente percorso sonoro che, nello spazio di poco meno di un’ora, permette all’ascoltatore un viaggio senza limiti, in un’infinita idea di libertà. |
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